I dialoghi teatrali di John Florio
John Florio, come Shakespeare, nei suoi First Fruits e Second Fruits scrisse dialoghi drammatici sull’amore, le donne, il teatro e la filosofia; argomenti che non si trovano in altri manuali di lezioni linguistiche del periodo elisabettiano. Questi dialoghi sono più ricreativi che didattici: molti studiosi di Florio hanno sottolineato che le sue opere contengono dialoghi drammatici che “devono qualcosa alla commedia italiana del Cinquecento.” 1. I proverbi scritti da John Florio nei suoi dialoghi sono anche organizzati come una sorta di “lotta parameologica o dialettica tra servo e padrone” che “ha qualcosa in comune con la dinamica conversazionale sviluppata in alcune scene del teatro elisabettiano.”2
Lo studioso di Florio, Michael Wyatt, riconosce una “struttura teatrale” nei dialoghi bilingue di Florio. 3
William N. West, professore associato di inglese, studi letterari comparati e studi classici presso la Northwestern University, osserva, in una discussione sul teatro giacobita, come “il potenziale drammatico” dei manuali bilingui di Florio potrebbe essere portato sulla scena. 4
Clara Longworth de Chambrun, studiosa sia di Shakespeare che di John Florio, analizzò i loro dialoghi e, nel secondo capitolo del suo libro Giovanni Florio, un apôtre de la renaissance en Angleterre à l’époque de Shakespeare, 5 condusse un’analisi approfondita dei dialoghi drammatici di First Fruits e Second Fruits, facendo un confronto con i dialoghi di Shakespeare e mettendo in evidenza le somiglianze tra i due autori. La stessa analisi fu condotta anni dopo da Rinaldo Charles Simonini, dell’Università della Carolina del Nord, nel suo libro Italian Scholarship in Renaissance England. 6
Alcuni passaggi di queste analisi sono riportati di seguito.
Somiglianze tra i dialoghi di Shakespeare e John Florio
Ne I due gentiluomini di Verona, Valentino discute della sua dama con Svelto.
VALENTINO
L’amo da quando l’ho vista, e la vedo sempre bellissima.SVELTO
Se l’amate, non potete vederla.VALENTINO
E perché?SVELTO
Perché l’amore è cieco. Oh, se aveste i miei occhi, o se i vostri occhi ci vedessero ancora bene come quando avete rimproverato il signor Proteo perché andava in giro con le brache slacciate!
L’intera scena scritta da Shakespeare è molto simile a un dialogo scritto da John Florio nel capitolo 14 di First Fruits, intitolato “Parlar d’amore”:
“Oh caro fratello, io sono innamorato
Di una donna, la quale è
Così crudele, che né mi vuol vedere,
Né udire, il che mi fa quasi morire.”“Ahimè fratello, lascerai tu che Amore
Ti vinca, lui che non è che
Un fanciullo, cieco e che non vede?”“Ahimè, per quanto sia un fanciullo,
Ha gran forza; e per quanto sia cieco,
Vede.”“Ma come può esser ciò?”
“Chiedilo a coloro che ne han fatto esperienza.”
Il capitolo 17 di First Fruits, intitolato “To talke in the darke”, richiama l’atmosfera della scena d’apertura dell’Amleto di Shakespeare:
Ho, ho, chi va là?
Sono un amico.
Qual è il tuo nome?
Mi chiamano A.
Siete il benvenuto.
E così siate voi.
Perdonatemi, poiché non vi conosco.
Io vi credo, certo.
Dove siete stato a quest’ora tarda?
Sono stato a cena con un mio amico.
Ulteriori somiglianze si trovano nei sillogismi e nei detti arguti che si ritrovano con funzione comica sia in Shakespeare che nei manuali di Florio:
“Orsù, ditemi, qual è la cosa più antica che esista?”
“In verità, non so. Vi prego, ditemelo voi.”
“Dio è la cosa più antica,
Poiché è sempre stato, e mai ebbe principio…”“Non avete errato: ma ditemi, qual è la cosa più veloce che esista?”
“La cosa più veloce che esista, credo sia la mente dell’uomo,
Poiché in un attimo è qui, ed ora è là,
Ora in un luogo, ora in un altro.” (First Fruits, p. 37)
I becchini in Amleto usano lo stesso espediente per divertirsi mentre lavorano:
Primo Becchino. Ti porrò un’altra domanda: se non mi rispondi a proposito, confessati—
Secondo Becchino. Sta’ un po’ zitto…
Primo Becchino. Chi è che costruisce più forte: il muratore, il navale o il falegname?
Secondo Becchino Il costruttore di forche: la sua opera sopravvive a mille pigionanti.
Simonini sottolinea inoltre come Shakespeare inizi il suo dialogo sulle nazionalità ne Il mercante di Venezia nello stile abituale di Florio:
Shakespeare, Il mercante di Venezia:
Por. Ti prego, nominami ciascuno di loro; e mentre li nominerai, io li descriverò; e, secondo la mia descrizione, conformerò il mio affetto.
John Florio, First Fruits, pagina 70:
“Ditemi, per cortesia, se conoscete i costumi di certe nazioni, so che li conoscete.”
Se hai bisogno di ulteriori adattamenti, fammi sapere!
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In Second Fruits, la saggezza mondana impartita da Stephen a Peter, il viaggiatore neofita, è molto simile ai consigli che Polonio dà a Laerte in Amleto. 7 Inoltre, il grande rispetto per gli studiosi manifestato in questo stesso dialogo è di particolare interesse, poiché sia Florio che l’Amleto di Shakespeare mostrano lo stesso rispetto per gli attori. 8
John Florio, Second Fruits:
“Sii circospetto su come offendi gli studiosi, poiché, sappi,
Un dente di serpente non morde così crudelmente,
Come fa la penna arrabbiata di uno studioso.
E se lo offendi nei suoi beni,
Ti privarà del tuo buon nome,
E una ferita fatta con una penna sanguina più a lungo
Di qualsiasi altra fatta con spada o lancia.” (pagina 97)
Anche l’Amleto di Shakespeare mostra lo stesso rispetto per gli attori:
Amleto. Buon mio signore, vedrete che i teatranti siano ben sistemati?
Senti, trattateli bene; poiché sono l’astrazione e il breve cronista del tempo: dopo la tua morte, è meglio che tu abbia un cattivo epitaffio piuttosto che una cattiva reputazione mentre vivi. (II. ii. 547-551)
Inoltre, il lungo dialogo del Capitolo 12 di Second Fruits è una sorta di compendio di argomentazioni sull’amore e sulle donne, sia a favore che contro. Sembra che Shakespeare echeggi Second Fruits nelle sue argomentazioni per e contro l’amore e la scrittura di sonetti in Love Labour’s Lost. Frances Amelia Yates, studiosa di Shakespeare e Florio, nel suo A Study of Love Labour’s Lost 9 a pagina 24, ha sottolineato che Shakespeare non solo studiò attentamente questo dialogo scritto da Florio, ma ne conosceva anche la storia.
Sia John Florio che Shakespeare scrissero anche dialoghi sull’ingiustizia sociale. Florio in First Fruits scrive quanto segue:
John Florio: “Viaggiando per il mondo, ho visto che i sediziosi comandano i pacifici, i superbi comandano gli umili, i tiranni i giusti, i crudeli i pietosi, i codardi i coraggiosi, gli ignoranti i saggi: ho visto i peggiori ladri impiccare gli innocenti… Ora vediamo alcune anime governanti nelle Chiese, che non sono sufficienti a governare le pecore nei monti, e che ciò sia vero, vediamo l’effetto di ciò ogni giorno, poiché tali Prelati non governano, ma commettono abusi: non aiutano, ma offendono: non resistono ai nemici, ma piuttosto consegnano gli innocenti nelle loro mani: non sono Giudici ma tiranni: non sono clementi, ma carnefici: non osservano le leggi, ma trovano nuove imposte: non elevano il buono, ma innalzano il cattivo: questi sono i Vescovi del nostro Papato.” (pagina 81)
Troviamo queste stesse idee in Shakespeare:
Arragon. “Quanti allora dovrebbero coprire ciò che sta nudo! Quanti sono comandati che comandano! Quanta plebe bassa sarebbe allora separata dal vero seme dell’onore! E quanto onore estratto dalla pula e dalla rovina dei tempi, per essere rispolverato!” (Il mercante di Venezia, II, ix, 44-49)
Lear. Eh? Sei matto? Si può vedere come va questo mondo anche senza occhi. Guarda con gli orecchi. Vedi come quel giudice grida con- tro quel semplice ladro? Ascolta con l’orecchio. Basta cambiarli di posto, e oplà, quale è il giudice e quale è il ladro? Hai mai visto un cane di fattore abbaiare a un mendicante?
Gloucester. “Sì, signore.”
Lear. E se il malcapitato scappa davanti alla bestia, lì puoi vedere la gran- de immagine dell’autorità: un cane obbedito nelle sue funzioni. Vi- gliacco d’un aguzzino159, ferma quella mano sanguinaria! Perché frusti quella troia? Scopri le tue, di spalle, visto che bruci dalla voglia di farle quella cosa per cui la frusti. L’usuraio160 impicca il truffatore. Le vesti lacere fanno spuntare anche i vizi più minuti; i manti e le pellicce invece celano tutto 161. Fatti degli occhi di vetro, e come un vile politicante, fingi di vedere quello che non vedi. Ba- sta lacrime, ora. Toglietemi gli stivali. Tira, tira! Così. (Re Lear, IV. vi 153-169)
Sia John Florio che Shakespeare scrissero dialoghi sulla letteratura anti-femminista. Il battibecco tra Iago e Desdemona in Otello è molto simile al dialogo anti-femminista di John Florio in Second Fruits:
Iago. “Avanti; siete quadri all’aperto, campane nei vostri salotti, gatte selvagge nelle vostre cucine, sante nelle vostre offese, diavoli se offese, attrici nelle vostre faccende domestiche, e casalinghe nei vostri letti.” (Otello, II. i. 110-113)
Florio, Second Fruits: “Le donne sono il purgatorio delle borse degli uomini; il paradiso dei corpi degli uomini; l’inferno delle anime degli uomini. Le donne sono nelle chiese sante; all’estero angeli; in casa diavoli; alle finestre sirene; alle porte pappagalli; e nei giardini capre.”
Al contrario, c’è un dialogo sulla bellezza femminile in Second Fruits di John Florio, particolarmente su “le parti che una donna dovrebbe avere per essere considerata la più bella.”
Florio:
“Nella scelta della bellezza, sono richieste trenta cose
Per le quali (si dice) la bella Elena fu ammirata,
Tre bianche, tre nere, tre rosse, tre corte, tre alte,
Tre spesse, tre sottili, tre dritte, tre larghe, tre piccole,
Denti bianchi, mani bianche, e collo bianco come l’avorio,
Occhi neri, sopracciglia nere, capelli neri che celano il piacere;
Labbra rosse, guance rosse, e le punte dei seni rosse,
Gambe lunghe, dita lunghe, lunghe ciocche di capelli,
Piedi corti, orecchie corte, e denti di misura corta,
Fronte larga, petto ampio, fianchi larghi in modo decoroso,
Gambe dritte, naso dritto e diritta la parte del piacere,
Cosce piene, glutei pieni, pancia piena nello spazio,
Labbra sottili, palpebre sottili, e pelle sottile e fine,
Bocca piccola, vita piccola, piccole pupille nei suoi occhi,
Chi non ha queste, tanto di bello manca,
E chi ha tutto ciò, la sua bellezza si vanta perfetta.”
Le somiglianze nella struttura, nella fraseologia e nel metro spondaico inusuale tra la poesia di Florio e la descrizione di un cavallo eccellente in Venus and Adonis di Shakespeare sono sorprendenti:
Shakespeare:
“Con il tacco rotondo, giunture corte, zoccoli frastagliati e lunghi,
Ampio petto, occhi pieni, testa piccola e narici larghe,
Cresta alta, orecchie corte, gambe dritte e straordinariamente forti,
Criniera sottile, coda spessa, ampio posteriore, pelle tenera:
Guarda, quello che un cavallo dovrebbe avere, non gli manca,
Tranne un cavaliere fiero su una schiena tanto fiera.” (lines 295-300)
Un’ulteriore illustrazione basterà per evidenziare la varietà di paralleli e somiglianze significative tra i dialoghi scritti da Shakespeare e John Florio. In First Fruits c’è un dialogo sulle virtù del vino. Il discorso di Falstaff sulle virtù del sack (un tipo di vino) si avvicina molto a questo. Si noti particolarmente come Shakespeare utilizzi le stesse parole o significati su cui costruisce la similitudine: vapori (umori), ingegno, sangue, cuore, cervello (spiriti) e apprendimento (memoria).
John Florio: “Signore. Vi dirò la verità, amo la birra, amo l’ale, ma amo una coppa di vino più di ogni altra cosa: poiché, come dice Plinio, il vino, se usato moderatamente, è una cosa ordinata da Dio, il vino placa la sete, ravviva gli spiriti, conforta il cuore, affina l’ingegno, rallegra una mente triste, rende una buona memoria, uccide i cattivi umori, fa buon sangue…” (First Fruits, pagina 28)
Falstaff. Un buon vino di sherry ha in sé una duplice funzione. Mi sale al cervello, mi asciuga là tutti i vapori sciocchi, noiosi, e spessi che lo avvolgono, lo rende attento, perspi- cace, vivace, inventivo, pieno di forme agili, ardenti e dilettevoli, che, trasmesse alla voce, alla lingua che fa nascere, diventa spirito eccellente. La seconda proprietà dell’eccellente sherry è quella di riscaldare il sangue che, prima freddo e statico, lascia il fegato bianco e pallido, segno di pusillanimità e codardia. Ma lo sherry lo riscalda e lo fa scorrere dall’interno alle parti estreme; illumina il volto, che, come un faro, consiglia di armarsi a tutto il resto di questo piccolo regno che è l’uomo249; e allora, il popolo degli spi- riti vitali e il popolino di spiritelli di campagna si adunano tutti attorno al loro capitano, il cuore; che, rinforzato e irrobustito da tale seguito, compie ogni sorta di atto coraggioso. E tale valore viene dallo sherry. Cosi che la bravura nell’uso delle armi non è nulla senza vino, perché è lui che la mette in atto; e il sapere non è che un mucchio d’oro custodito da un diavolo, finché il vino non lo laurea e lo rende attivo e funzionante.
Bibliografia
Boutcher, Warren. “A French Dexterity, & an Italian Confidence.” Reformation 2 (January 1997): 39–109.
Charles, Rinaldo Simonini. Italian Scholarship in Renaissance England. University of North Carolina Press, 1952.
De Chambrun, Clara Longworth. Giovanni Florio: Un Apôtre de la Renaissance en Angleterre à l’Époque de Shakespeare. Payot & Cie, 2016.
Florio, John, Second Fruits, 1591.
Verfasser, Yates, Frances A. A Study of Love’s Labour’s Lost. Cambridge University Press, 2013.
West, William N. “Talking the Talk: Cant on the Jacobean Stage.” English Literary Renaissance 33, no. 2 (Spring 2003): 228–251.
Wyatt, Michael. The Italian Encounter with Tudor England. Cambridge University Press, 2005.
Note
- Boutcher, Warren (gennaio 1997). A French Dexterity, & an Italian Confidence. Reformation, Vol II, 39–109
- Boutcher, W., A French dexterity, p. 65
- Wyatt, Michael, The Italian Encounter with Tudor England, Cambridge University Press, 2005, p. 167.
- West, William N., Talking the Talk: Cant on the Jacobean Stage, English Literary Renaissance 33, no. 2 (primavera 2003): 228-251, p. 234
- De Chambrun, Clara Longworth (2016) Giovanni Florio, un apôtre de la renaissance en Angleterre à l’époque de Shakespeare, Payot & Cie, 1921.
- Simonini, Rinaldo Charles (1952), Italian Scholarship in Renaissance England, University of North Carolina.
- Florio, Second Fruits, pp. 93-111; Amleto, I.iii.
- Rinaldo, Charles, Simonini, Italian Scholarship in Renaissance England, Rinaldo C. Simonini, 1952, University of North Carolina, p. 95
- Verfasser, Yates, Frances A. 1899-1981 (2013). A Study of Love’s Labour’s Lost, Cambridge Univ. Press.