John Florio: First Fruits

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Si prega di citare questo articolo come segue: Iannaccone, Marianna. “First Fruits”, Resolute John Florio, www.resolutejohnflorio.com/it/john-florio-first-fruits, 2024.

 First Fruits è la prima opera di John Florio, pubblicata a Londra nel 1578, quando aveva appena 25 anni. Il titolo completo dell’opera recita: “Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published.” Quest’opera riflette il periodo in cui John Florio iniziò a insegnare italiano a Londra, con allievi che comprendevano giovani poeti e intellettuali dell’epoca.

La Dedica

La dedica dell’opera è datata Londra, 10 agosto 1578, ed è indirizzata a:

“All.mo Et. Ecc.mo Sr. il Roberto Dudleo, Nobil Conte di Licestra, Degno Barone di Denbigh, Cavaljere del Nobil Ordine de la Garatjera, Grand Scudjero, et Consejere de la Serenissima Regina d’Inghilterra, Signor suo Benignissimo.”

Il libro reca il simbolo araldico del conte, un dettaglio che poteva apparire solo se l’autore era direttamente sostenuto dalla famiglia Dudley. In effetti, il Conte di Leicester era uno dei mecenati letterari più ambiti del tempo. Dato che il padre di John, Michelangelo Florio, era stato insegnante di italiano per Leicester, Florio rivendica nella dedica di aver ereditato un senso di devozione verso la famiglia Dudley. Fu proprio attraverso l First Fruits che Florio sperava di essere ammesso al servizio del conte di Leicester:

“Massime per esser io uscito de le viscere di chi v’è stato fedel, e divoto Vassallo, e per conseguente essendo io restato Successore de la medesima servitù, e divotione: vorrei pjacendo così a Vostra Eccellenza esser nel numero de quelli che con perfetto amore vi servono.”

L’Epistola Dedicatoria

La dedica segue un’ “Epistle Dedicatorie” al Conte di Leicester, molto simile alla dedica italiana: Florio si rivolge a lui come al proprio signore e cerca la sua protezione dai critici, presentandosi come uno studioso novizio agli inizi della carriera. Seguono poi altre tre epistole scritte da Florio: la prima è intitolata “A tutti i Gentilhuomini Inglesi che si dilettano de la Lingua Italiana”; la seconda “Unto the friendly, curteous and indifferent Reader”; e la terza “A tutti i Gentilhuomini e Mercanti Italiani.”
Nell’ultima epistola, Florio difende se stesso dalle accuse secondo cui non sarebbe stato in grado di scrivere un buon italiano perché non nato in Italia, e che non fosse adatto a insegnarlo perché non era un accademico:

“Só bene che alcuni diranno come pvò scriver costui bvon Italiano? & non é nato in Italia? á qvelli rispondo che considerano bene i fatti svoi, alcuni altri diranno, come é possibile che costui sappja dar regole & non é dotto? à qvelli non só che dire perche dicono la veritá.” 

In questo contesto, non è stata prestata sufficiente attenzione a un’importante affermazione fatta da John Florio, ossia che egli non era un insegnante di professione. Questa dichiarazione è stata spesso interpretata come una semplice distinzione retorica, fatta per prevenire critiche negative. Tuttavia, Florio chiarisce che le circostanze lo costrinsero a utilizzare questo mezzo per guadagnarsi da vivere. Tale precisazione dovrebbe essere tenuta in considerazione, poiché aiuta a spiegare molte caratteristiche dei suoi First Fruits.
Il suo atteggiamento verso lo studio delle lingue moderne era lontano da quello di uomini come Hollyband, come risulta ancora più evidente nei Second Frutes. 1 Non è infatti un caso che alcuni dei capitoli più lunghi dei First Fruits siano fortemente influenzato dalla letteratura e i grandi scrittori italiani.

L’influenza di Michelangelo John Florio nei First Fruits

Rispetto al suo manuale successivo, i First Fruits presentano un tono generalmente insoddisfatto. Inoltre, le critiche alla vita contemporanea sono esposte da un punto di vista chiaramente puritano. Miss Yates offre una spiegazione per questa scelta insolita di Florio:

“Una sopravvivenza della presentazione teologica della cultura italiana che predominava ai tempi di Michelangelo Florio. È uno sforzo determinato per inculcare il gusto per la lingua e la letteratura italiana, evitando volutamente la ‘malvagità’ associata al nuovo umanesimo italiano.”  2

Gli estratti letterari che Florio cita – per lo più tratti da Guevara, Guicciardini e Sandford – hanno infatti generalmente un tono moralizzante. La prima pubblicazione di Florio riflette la cultura italiana dell’epoca di Michelangelo: un desiderio di trasmettere il piacere e la bellezza della cultura italiana evitando qualsiasi riferimento a contenuti licenziosi.

John Florio e Leicester’s Men

Undici poesie prefatorie precedono il testo dei First Fruits. Quattro di esse, raggruppate insieme, sono versi encomiastici scritti dai membri della compagnia teatrale di Leicester (Leicester’s Men): Richard Tarlton, Robert Wilson, Thomas Clarke e John Bentley. In queste poesie, i membri della compagnia ringraziano John Florio per aver contribuito a portare il romanziere italiano sulla scena teatrale inglese.

Analogamente, altre poesie sono firmate da figure di spicco come Richard Hakluyt, Stephen Gosson, I.P., John Cowland, Ri. Collines, T.C. (forse Thomas Churchyard) e I.H. (forse John Harvey). In particolare, Stephen Gosson scrive un poema encomiastico in cui esprime il suo apprezzamento per i metodi d’insegnamento di Florio.

Robert Wilson in praise of Florio

The pleasant fruites that FLORIO frankly yeeldes, unseene tyl now, saue in Italian soyle:

May quickly florish in our English fieldes,

if in this woorke we take but easie toyle.

He sets, he sowes, he plants, he proynes with paine,

the seedes, and Cienes farre fet from forraine landes:

And genes us (idle) both the stocke and graine,

even his firste fruites the ioy of labouring handes.

We geue hym nought, if we can not deuise

to giue him thankes, that may hym wel suffice.

Richard Tarlton in praise of Florio his labour

If we at home, by Florios paynes may win,
to know the things that travailes great would aske:
By openyng that, which heretofore hath bin a daungerous journey,
and a feareful taske.
Why then ech Reader that his Booke doe see,
Give Florio thankes, that tooke such paines for thee.

First Fruits: Struttura

L’unica copia sopravvissuta dei First Fruits si trova oggi al British Museum. Essa non possiede il frontespizio ed è un volume di 99 pagine. I quarantadue dialoghi drammatici dei Firste Fruits sono organizzati in modo progressivo, iniziando con una semplicità di linguaggio e diventando via via più difficili man mano che si avanza. Inoltre, dopo i dialoghi, c’è un piccolo dizionario di parole utilizzate, riguardanti parti del corpo umano, la famiglia, i giorni della settimana e i numeri. L’ultima sezione dei Firste Fruits è dedicata alla grammatica: “Regole necessarie per indurre gli Italiani a proferir la Lingua Inglese.” Queste regole erano pensate per aiutare gli italiani a pronunciare correttamente l’inglese. È un aspetto particolarmente interessante, poiché rappresenta uno dei primissimi esempi di come veniva pronunciato l’inglese nell’epoca elisabettiana.

First Fruits: Fonti

Per la sua prima opera, Florio cita Hore di Ricreatione di Lodovico Guicciardini e il Libro Aureo di Guevara. Ha inoltre utilizzato la traduzione di James Sanford del lavoro di Guicciardini del 1573, la traduzione inglese di Lord Berners del Libro Aureo, e la versione di The Diall of Princes di Thomas North. In breve, Florio ha utilizzato tutte le traduzioni disponibili, modificandole e adattandole secondo un proprio stile personale. Pertanto, nella colonna italiana, a volte, ha usato la traduzione di Portonaris da Trino, aggiungendo parole e alterazioni proprie. Per la colonna inglese, invece, ha fatto uso della sua traduzione, ispirandosi alle versioni inglesi di Berners e North, nonché alla traduzione francese di Berthault.

First Fruits: Temi

Florio è noto per le sue deviazioni dai contenuti usuali dei manuali di lingua, e Firste Fruits è particolarmente interessante come espressione delle osservazioni e opinioni di Florio riguardo vari aspetti della vita londinese dell’epoca. Per esempio, le opinioni e molte allusioni sui temi dell’epoca sono presentate mentre i protagonisti passeggiano per le strade, si incontrano per un pasto insieme, o si siedono su una panchina a chiacchierare. La varietà degli argomenti trattati – scherma, pettegolezzi di corte, le qualità ammirabili della regina Elisabetta, il teatro, il vino, l’amore – rende il libro uno dei manuali di lingua elisabettiani più interessanti. 3

Londra, Pettegolezzi di Corte, Regina Elisabetta I

Nel primo capitolo, due gentiluomini passeggiano per le strade di Londra, scambiando parole galanti con le dame, facendo acquisti nei negozi di Cheapside e parlando dei pettegolezzi di corte. Discutevano anche delle notizie che arrivavano dai Paesi Bassi e dei soldati che combattevano contro il Duca di Alba. Poi parlano delle qualità della Regina Elisabetta e di quanto sia ben preparata nelle lingue straniere, affermando che “Nessuna lingua è sufficiente per lodarla abbastanza.” Comperano libri a St. Paul e passeggiano per le strade buie della città.

Teatro, Ovidio, Pirati

Nel Capitolo XV parlano dell’Inghilterra e del paese adottivo di Florio: una terra con “aria buona” dove si recano a vedere commedie, tragedie, combattimenti tra orsi, passeggiando per la campagna o andando in barca lungo il Tamigi. In un altro capitolo discute di Musica e Amore. In un altro, cita le opinioni di Ovidio sull’amore. Menziona anche criminali, pirati e ladri. Lo stile di Florio è giornalistico e offre osservazioni vivide e precise sul suo tempo. Questo libro è senza dubbio un’impressionante rappresentazione dell’Inghilterra elisabettiana.

Tessuti e Abbigliamento

Firste Fruits è intriso di discussioni su tessuti e abbigliamento, su come vengano comprati, venduti e confrontati. 4

“Nel terzo dialogo, due personaggi rinunciano a corteggiare le donne per le strade di Londra per ‘andare a passeggiare in Cheape a comprare qualcosa’: uno cerca ‘un capello, un paro di calzette bianche’, mentre l’altro vuole ‘un paro di pantofole e scarpine’. Discutono dei prezzi, annusano guanti profumati e confrontano il colore delle loro giarrettiere e calze. […] Successivamente, un personaggio in cammino verso il mercato dell’Exchange elenca alcuni degli articoli di moda che si potrebbero trovare lì: ‘Voglio comprare un cappello, una cappa, una cintura, una giubba di taffetà, velluto, grograino, satina, macadama, chambelot, bianca, rossa, verde, gialla, blu, russa e nera.’” 5

Florio fa anche uso di metafore tratte dal commercio del tessuto (fortemente influenzato dagli immigrati):

“Vediamo ora se tutti i colori che hai, sono in grado, dei naturali inglesi, di tingere noi in italiani artificiali.” 6

Temi Filosofici

Florio affronta anche diversi temi filosofici. Nel Capitolo 36 discute dell’ingiustizia sociale:

“Percorrendo il mondo, ho visto che i sediziosi comandano i pacifici, i superbi comandano gli umili, i tiranni i giusti, i crudeli i pietosi, i vigliacchi i coraggiosi, gli ignoranti i saggi: ho visto i peggiori ladri impiccare i più innocenti… Ora vediamo alcuni che governano le anime nelle Chiese, i quali non sono sufficienti a governare le pecore nei monti, e che questo sia vero, lo vediamo ogni giorno, poiché tali prelati non governano, ma ammazzano: non aiutano, ma offendono: non resistono ai nemici, ma piuttosto consegnano gli innocenti nelle loro mani: non sono giudici, ma tiranni: non sono clementi, ma boia: non rispettano le leggi, ma trovano nuove imposte: non innalzano i buoni, ma innalzano i cattivi: questi sono i vescovi del nostro papato.” – p. 81

Capitolo 18: La virtù del vino

“Signore, vi dirò la verità, amo la birra, amo l’ale, ma amo una coppa di vino sopra ogni cosa: poiché, come dice Plinio, il vino, se usato con moderazione, è una cosa ordinata da Dio. Il vino disseta la sete, ravviva gli spiriti, conforta il cuore, affila l’ingegno, rallegra una mente triste, rende buona la memoria, uccide gli umori cattivi, fa buon sangue…” – p. 28

First Fruits: Proverbi

I detti, i proverbi, le richieste eleganti, le frasi diversificate, sia divine che profane, e molte altre battute spiritose erano pensati per divertire e deliziare. 7

“Ma dimmi anche una cosa che ti chiederò, se puoi. Qual è la cosa più pesante?
Te lo posso dire per esperienza, perché l’ho provato, la cosa più pesante che c’è, come credo, è un etcetera, perché se ti prende per strada, non puoi portarlo lontano, un passo di più.”
“Quale di queste tre cose è più forte, il vino, le donne, o la verità? Parliamo con cortesia.
A dirti la verità, secondo la mia stupida opinione, e non essendo istruito, la verità, mi sembra sia la più forte. Così penso anch’io, perché le altre due possono facilmente essere superate.” – Capitolo 21

L’uso dei proverbi come abbellimenti naturali del linguaggio è una delle caratteristiche distintive del libro. Spesso interi dialoghi si svolgono su proverbi, contro-proverbi e bei detti.

“Sono sicuro che puoi ripetere alcuni bei detti.
Poiché sei così importuno, comincerò, ma se sbaglio, ti prego di perdonarmi.
Chi non offende, facilmente è perdonato, comincia dove vuoi.
La cosa più bella per adornare un principe è la lealtà.
Veramente, questo è vero.
In un chierico, umiltà.
Così dice il filosofo.
In un prelato, saggezza…
In un uomo ricco, liberalità.
Se avessi detto avarizia, avresti trovato quello, perché vedrai prima il pesce volare, che un uomo ricco essere liberale.” – p. 35

First Fruits: Uso dei Proverbi

Va però notato che Florio non credeva nell’uso dei proverbi solo come “gemme” o per la mera ornamentazione esterna dello stile letterario. Piuttosto, cercava di arricchire il linguaggio integrando i proverbi nel linguaggio comune, affinché l’espressione emergesse spontaneamente e con grazia.

“Non è tutto oro quel che luccica” – p. 32
“Più acque scorrono dal mulino di quanto il mugnaio sappia…” – p. 34
“Quando il gatto è fuori, i topi ballano…” – p. 33
“Chi non fa, non guasta…” – p. 26
“Una cattiva erba cresce velocemente…” – p. 31
“La morte rende tutti gli uomini uguali…” – p. 31
“Fai della necessità virtù” – p. 32
“Ciò che è fatto velocemente, è fatto bene…” – p. 27
“Concedi agli sconfitti di parlare” – p. 33
“È fatica sprecata parlare d’amore” – p. 71
“La necessità non ha legge” – p. 31
“Una morte nobile onora tutta la vita” – p. 34

Battute Comiche

Simili ai proverbi sono i sillogismi e le battute spiritose, usati come battute comiche.

“Be’, dimmi quale è la cosa più antica che esista.”
“Veramente, non lo so. Ti prego, dimmelo.”
“Dio è la cosa più antica.”
“Ma come provi questo?”
“Perché è sempre stato, e non ha mai avuto inizio…”
“Non hai errare: ma dimmi, qual è la cosa più veloce che esista?”
“La cosa più veloce che esista, credo che sia la mente dell’uomo, perché in un momento
È qui, e ora è là, ora in un posto, ora in un altro.” – p. 37

First Fruits: La Lingua Inglese

Come apostolo della cultura rinascimentale in Inghilterra, Florio incoraggiò lo studio delle lingue straniere, che era una necessità pratica per mercanti, viaggiatori e diplomatici. Florio aveva probabilmente ragione nelle sue osservazioni sull’inutilità della lingua inglese al di fuori dell’Inghilterra. 8

“Che pensi di questa lingua inglese, dimmi, ti prego?”
“È una lingua che ti sarà utile in Inghilterra, ma oltre Dover, non vale nulla.”
“Non è usata quindi in altri paesi?”
“No, signore, con chi vorresti che parlassero?”
“Con i mercanti inglesi.”
“I mercanti inglesi, quando sono fuori dall’Inghilterra, non la apprezzano e non la parlano.” – p. 50

Florio prosegue parlando di come l’inglese “sia una lingua confusa, mescolata con molte lingue”. Poi si lamenta di quanto poco gli inglesi siano riusciti a fare sul piano linguistico:

“…pochi di questi inglesi si divertono a far imparare ai loro figli diverse lingue, cosa che mi dispiace. Quando arrivai per la prima volta a Londra, non sapevo parlare l’inglese, e incontrai più di cinquecento persone prima che potessi trovare uno che mi dicesse in italiano o francese dove abitava il postino.” – p. 51

Critica anche il modo in cui gli inglesi imparano le lingue:

“E che vorresti che facessero? Imparare le lingue?”
“Sì, signore, e far crescere bene i loro figli, insegnando loro a leggere, scrivere e parlare diverse lingue, e non fare come molti di questi gentiluomini inglesi che conosco.”
“E cosa fanno?”
“Vedo certi gentiluomini, piuttosto sciocchi, a dir la verità, che cominciano a imparare a parlare italiano, francese e spagnolo, tre parole di francese e quattro parole di italiano, pensano di averne abbastanza, non studieranno più.”

First Fruits: Plurilinguismo

I dialoghi di John Florio, oltre a insegnare la lingua italiana, erano pensati per aiutare lo studente nella scrittura. Il suo intento, con uno stile curato, ornamentale ed eufuistico, era di guidare verso un raffinamento e una levigatezza nello stile inglese dello studente.

Inoltre, il plurilinguismo di Florio si può notare già nel suo Firste Fruits. Nel capitolo 43, ad esempio, elenca circa 400 parole italiane con i loro equivalenti in inglese. Tra queste, molte sono regionalismi che suggeriscono la sua esposizione ai dialetti della Val Bregaglia e del nord Italia. 9

First Fruits rappresenta il primo passo nella carriera di Florio, in cui il suo stile forte, caratterizzato dalla brillantezza nella forma e dalla ricchezza di vocabolario, è già evidente e lo affermerà successivamente come un ingegnoso scrittore.

Bibliografia:

  • Del Re, A. Florio’s First Fruits, Facsimile Reproduction of the Original Edition II, Introduction and Notes, 1936, XVIL.
  • Gallagher, J. The Italian London of John North: Cultural Contact and Linguistic Encounter in Early Modern EnglandRenaissance Quarterly, 2017, 70 (1), pp. 88-131.
  • Hermann, W. H. John Florio: A Worlde of Wordes, Introduction, Florio the Reader and Lexicographer, University of Toronto Press, 2013.
  • Simonini, R. C. Italian Scholarship in Renaissance’s England, Chapel Hill, 1952.

Note:

  1. Del Re, A., Florio’s First Fruits, Facsimile Reproduction of the Original Edition II, Introduction and Notes, 1936, XVII.
  2. Yates, F., John Florio, The Life of an Italian in Shakespeare’s England, p. 36
  3. imonini, R. C., Italian Scholarship in Renaissance’s England, Chapel Hill, 1952, pp. 59. 
  4. Gallagher, J. “The Italian London of John North: Cultural Contact and Linguistic Encounter in Early Modern England,” Renaissance Quarterly, 2017, 70 (1), pp. 88-131.
  5. Gallagher, J. (2017) The Italian London of John North: Cultural Contact and Linguistic Encounter in Early Modern England. Renaissance Quarterly, 70 (1). pp. 88-131
  6. Florio, John, First Fruits, 1578, p. 106.
  7. Simonini, C., Italian scholarship, cit., pg. 90
  8. Ivi, p. 93
  9. Hermann, W. H., John Florio: A Worlde of Wordes, Introduction, Florio the reader and lexicographer, University of Toronto Press, 2013
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About The Author

Marianna Iannaccone

Phd student at the University of Insubria, Como (Italy)

I have dedicated over a decade to the study of John Florio’s life and works, contributing to the scholarly understanding of his significant role as a prominent interpreter of Italian humanistic culture in Renaissance England. Through research publications, interviews, and conference presentations, I have sought to elevate awareness of Florio’s intellectual contributions. For further details about my academic background and contributions, please refer to the About page.