Tra l’estate del 1583 e il 1585, John Florio si trasferì insieme a Giordano Bruno presso l’ambasciata francese. Essa era situata a Londra, presso Beaumont House, Butcher Row. L’ambasciatore francese dell’epoca era Michel de Castelnau, signore di Mauvissiere. La sua prima missione fu difendere la causa di Maria Stuarda contro Elisabetta. Allo stesso modo, osservò le trame tra l’Inghilterra e i Protestanti francesi.
Gli incarichi di John Florio all’ambasciata francese insieme a Giordano Bruno
Castelnau assunse John Florio per due anni come insegnante di lingue per sua figlia Katherine Marie. In secondo luogo, lo impiegò anche “in altri onorevoli incarichi”, in cui svolse i suoi doveri “con prudenza, onestà e fedeltà“. 1Di conseguenza, John Florio ricevette l’apprezzamento e i complimenti tanto dal suo padrone quanto dall’intera servitù. Oltre ai suoi incarichi di tutore, traduttore e interprete, assunse anche il ruolo di segretario personale e di rappresentante legale dell’ambasciatore ogni volta che questi si allontanava da Londra.
John Florio con Walsingham, Raleigh e la società londinese
Presso l’Ambasciata francese, Florio si fece conoscere anche nell’ambito della società londinese, tanto aristocratica quanto letteraria. In particolare, ebbe l’opportunità di partecipare a numerosi incontri con figure di spicco come Lord Burghley, Walter Raleigh, Francis Walsingham, la Contessa di Oxford e la Contessa del Sussex. Senza dubbio, Florio seppe cogliere al meglio queste occasioni, dimostrando di trarre vantaggio dalle connessioni stabilite. Il legame con Castelnau si rivelò dunque cruciale per la sua carriera, segnando un passo decisivo verso il riconoscimento come fidato collaboratore inglese. In seguito, Florio godette della piena fiducia e amicizia dell’ambasciatore, ricoprendo ruoli di rilievo sia come studioso che come diplomatico.
John Florio e Giordano Bruno: il complotto di Babington
Quando Castelnau e Giordano Bruno lasciarono l’Ambasciata francese nel 1585, la situazione in Inghilterra si presentava particolarmente precaria. La successione di complotti anti-Elisabetta, come la congiura di Norfolk, aveva rivelato un diffuso malcontento tra il popolo inglese. Era ormai evidente per la fazione protestante che un revival cattolico stava guadagnando terreno nel paese. 2 Durante la prigionia di Maria, Regina di Scozia, vennero organizzati vari tentativi per metterla sul trono d’Inghilterra. Il più significativo di questi fu il complotto di Babington, che portò infine al processo e all’esecuzione di Maria nel 1587. Il nome del complotto derivava proprio da Anthony Babington, il principale cospiratore.
John Florio: spia della Regina Elisabetta I
Babington iniziò a scrivere lettere a Maria, utilizzando un cifrario per spiegare i suoi piani per liberarla e ristabilire il cattolicesimo in Inghilterra. Tuttavia, ciò che Babington e Maria non sapevano era che le loro lettere venivano intercettate dalle spie al servizio di Elisabetta. Una di queste spie era John Florio. Inoltre, Walsingham assunse Gilbert Gifford, un cattolico inglese in esilio, come agente doppio con l’incarico di ristabilire i contatti con Maria. Le lettere tra Maria e i suoi sostenitori, comprese quelle di Babington, venivano inviate attraverso un barile di birra fornito da un birraio, il quale era incaricato di trasportare la corrispondenza. Mentre le lettere erano in suo possesso, Walsingham le fece decifrare e copiare.
Nel 1586, Babington scrisse una lettera in cui esponeva i dettagli del complotto per liberare Maria, chiedendo il permesso di assassinare Elisabetta. Quando Maria acconsentì, Walsingham ebbe finalmente la prova di un tradimento. Di conseguenza, Maria fu processata sulla base delle prove raccolte e, nel febbraio del 1587, fu giustiziata.
Il Golden Fleece di William Vaughan, scritto un anno dopo la morte di Florio nel 1626, contiene riferimenti al coinvolgimento di Florio nella congiura di Babington del 1586. Secondo Vaughan, grazie anche all’aiuto di Florio, Walsingham fu in grado di intercettare e decodificare la corrispondenza di Maria, contribuendo così a smascherare il complotto e a garantire la condanna della regina di Scozia.
John Florio & Regina Elisabetta I
Durante il suo soggiorno presso l’Ambasciata francese, Florio accompagnò Castelnau durante le sue udienze con la Regina. Nella dedica del suo Dizionario, ad esempio, John Florio, lodando Elisabetta, discusse della sua competenza nelle lingue. In effetti, affermò che:
“… delle cui innumerevoli eccellenze, se non la più importante, certamente la più famosa, ho sentito dire, e spesso ho avuto la buona sorte e il conforto di vedere, che nessun ambasciatore o straniero riceve udienza dalla Sua Maestà, se non nella sua lingua natia..”3
John Florio: traduttore di notizie
John Florio intraprese anche un nuovo e pionieristico lavoro come traduttore di notizie. Nell’Inghilterra elisabettiana, questa tendenza trovò una grande richiesta, e presto divenne una vera e propria classe di letteratura. Sebbene i giornali non esistessero ancora, Florio iniziò a tradurre diverse newsletter italiane inviate da Roma fino in Francia. Il corrispondente romano forniva notizie sugli eventi riguardanti il papato, insieme a pettegolezzi provenienti da varie parti del mondo. Il pamphlet risultante venne pubblicato nel 1585 con il titolo A letter lately written from Rome, by an Italian gentleman to a freende of his in Lyons in Fraunce. Tradotto dall’italiano, Florio lo dedicò al Conte di Derby.
Capitano Emmo & Rialto
Tra i vari fatti che Florio tradusse e riportò, c’è la storia del Capitano Emmo. Era un nobile di Venezia, che si era messo alla ricerca dei pirati nei mari. Vicino a Corfù, incontrò una galea appartenente al Re d’Algeria che si dirigeva con tributo verso il Grande Turco. Era con sua moglie e le sue due figlie. Nonostante l’alleanza tra Venezia e la Turchia, Emmo attaccò questa galea e prese il bottino, uccidendo l’equipaggio. Disonorò anche le due figlie e gettò la madre in mare.
“Veramente un caso lamentabile e memorabile che una dama, in quella condizione, galleggiando su e giù per le acque, con un sorriso sul volto, dovesse affrontare la sua morte con tanta fermezza, dichiarando che le fosse più piacevole morire che vivere accanto a una bestia così malvagia.” – John Florio.
Rialto
Il Rialto a Venezia figura in un’altra storia che Florio tradusse dalle notizie. È stata aggiunta una nota esplicativa per chiarire la parola agli lettori inglesi: “Un nobile della casa dei Contarini, proprio al Rialto (che è un luogo a Venezia come il Royal Exchange a Londra) sparò a un altro nobile con una pistola..” .4
John Florio & Giordano Bruno
Vivere con Giordano Bruno fu l’esperienza più significativa che John Florio ebbe all’Ambasciata francese. L’influenza di Giordano Bruno fu profonda e duratura, imprimendo un segno indelebile su di lui. Il filosofo, senza dubbio, plasmò il carattere di Florio, modificando in modo permanente la sua visione della vita e del mondo. È molto probabile che sia stato proprio Giordano Bruno a presentare John Florio a Castelnau, dopo il loro primo incontro a Oxford. Giordano Bruno arrivò in Inghilterra nella primavera del 1582, dopo aver tenuto lezioni a Parigi, che gli garantirono il favore di Enrico III. Il re, infatti, gli offrì una lettera di presentazione per Michel de Castelnau. Successivamente, Giordano Bruno si recò a Oxford per discutere della fisica aristotelica, ma il suo intervento non venne ben accolto. Rimasto isolato, in un paese dove non parlava la lingua, si trovò in una situazione difficile. Fu in quel frangente che Castelnau, mostrata la sua ospitalità, lo accolse nell’Ambasciata francese a Londra.
La Cena delle Ceneri
Quei due anni a Londra furono per Giordano Bruno un periodo di tranquillità e riflessione, un vero e proprio paradiso di pace in cui si concentrò completamente sui suoi scritti. In segno di gratitudine, Giordano Bruno ringraziò l’Ambasciatore francese, Michel de Castelnau, per l’ospitalità e la protezione ricevute durante il suo soggiorno. È evidente che, dopo la rissa e i tumulti che seguirono la famosa Cena delle Ceneri, Giordano Bruno affrontò numerosi attacchi. Durante quella cena, infatti, Bruno discusse le sue teorie rivoluzionarie, ma ciò lo portò a un conflitto con alcuni degli ospiti, che non accolsero favorevolmente le sue idee. Nonostante ciò, Florio e Castelnau lo difesero sempre, offrendogli il loro sostegno. Giordano Bruno stesso descrisse l’incidente in un pamphlet filosofico scritto nello stesso anno, intitolato La Cena delle Ceneri. In una copia di quest’opera, conservata alla Biblioteca Nazionale di Napoli, l’evento viene riportato come accaduto a Whitehall.5
Giordano Bruno, Fulke Greville, Philip Sidney
La pubblicazione di La Cena delle Ceneri portò a un crescente allontanamento tra Fulk Greville e Giordano Bruno. Sebbene non sia chiaro quale ruolo abbia avuto Florio nella controversia, è ragionevole supporre che, essendo amico di Bruno, gli sarebbe stato difficile restare completamente estraneo alla disputa. Infatti, Greville stesso aveva invitato Florio a partecipare alla cena del mercoledì delle Ceneri, il 14 febbraio 1584, suggerendo un legame più stretto tra i due. Tuttavia, è possibile che l’atteggiamento amichevole di Philip Sidney nei confronti di Bruno abbia favorito il contatto di Florio con quel circolo intellettuale. Quest’incontro con Sidney e il suo ambiente alla fine aprì la strada a un’importante occasione per Florio: la supervisione della stampa dell’Arcadia di Sidney, prevista per il 1590.
Giordano Bruno & Michel de Castelnau
Giordano Bruno accompagnò spesso Castelnau alle sue udienze con la Regina. Nei documenti processuali del suo processo a Roma, Bruno ammise pubblicamente che durante il suo soggiorno all’Ambasciata francese aveva avuto più volte l’opportunità di accompagnare Castelnau dalla Regina Elisabetta 6 descritta nel suo lavoro De La Causa, Principio et Uno come “diva”. Bruno considerava l’Ambasciatore francese un amico accogliente, gentile e sincero. Tuttavia, alcuni storici hanno cercato di dipingere il filosofo Nolano come una spia o un sabotatore di Castelnau. 7 Ma i documenti di quel periodo dimostrano che Bruno era in buoni rapporti con l’Ambasciatore francese. 8 Da Bruno apprendiamo anche alcuni dettagli domestici: era molto legato alla figlia dell’Ambasciatore, Katherine Marie. Per esempio, parlava di lei con affetto:
“Che dirai de la generosa figlia, che a pena un lustro e un anno ha visto il sole, e per le lingue non potrai giudicare s’ella é da Italia o da Francia o da Inghilterra, per la mano circa gli musici instrumenti non potrai capire s’ella é corporea o incorporea sustanza, per la matura bontà di costumi dubitarai s’ella é discesa dal cielo o pur è sortita da la terra? Ognun vede che in quella, non meno per la formazion di sì bel corpo é concorso il sangue de l’uno e l’altro parente, ch’alla fabrica del spirto singulare e le virtù dell’animo eroico di que’ medesimi.” Giordano Bruno, De La Causa, Principio et Uno, QEM Classic, Dialogo IV, p. 65 – 66.
Le opere di Giordano Bruno all’ambasciata francese
Inoltre, ben accolto all’ambasciata e immerso in un’atmosfera calorosa, Bruno produsse alcune delle sue opere più interessanti. Sir Philip Sidney fu senza dubbio incantato dalla dottrina e dall’immaginazione di Bruno e gli offrì un generoso patrocinio per continuare i suoi lavori.
- La Cena de le Ceneri (The Ash Wednesday Supper, 1584)
- De la Causa, Principio et Uno (On Cause, Principle and Unity, 1584)
- De l’Infinito, Universo e Mondi (On the Infinite, Universe and Worlds, 1584)
- Lo Spaccio de la Bestia Trionfante (The Expulsion of the Triumphant Beast, 1584)
- De gl’ Heroici Furori (On the Heroic Frenzies, 1585).
Vivere con Giordano Bruno sotto lo stesso tetto per due anni permise a John Florio di abbracciare la filosofia di Bruno. Soprattutto, la tesi sull’infinito universo, la teoria eliocentrica post-copernicana e la possibilità di vita su altri pianeti. Florio conobbe anche altri temi importanti che Bruno trattò nelle sue opere:
- La forte e decisa condanna di un potere corrotto e arrogante.
- Il trattamento satirico feroce dei pedanti.
- Anti-Petrarchismo.
- La morte come puro momento di passaggio nelle fasi e nelle vicissitudini universali.
- La difficile ricerca, in questo nuovo universo infinito, di un nuovo ruolo storico e civile per l’uomo di pensiero.
L’amicizia che legava Bruno e Florio è particolarmente ricca e significativa. Florio, infatti, appare in La Cena delle Ceneri come uno dei messaggeri che porta a Bruno l’invito alla cena da parte di Fulke Greville. In un’altra scena, Bruno e Florio sono su una barca di notte. Cantano una canzone intonando strofe dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Successivamente, Bruno lo dipingerà come “Eliotropo” in De La Causa, Principio et Uno. In Dell’Infinito, Universo e Mondi, nel quinto dialogo, Bruno aggiunge Florio come “Elpino” e Alberico Gentili come “Albertino”. Allo stesso modo, Florio ricambiò il complimento introducendo la figura di Bruno, ‘Il Nolano’, in Second Fruits (1591). Lo ritrae mentre si rilassa su un divano, sfogliando un libro e prendendosi gioco del suo amico John per il troppo tempo che impiega a vestirsi al mattino.
“Messer Florio (come ricordandosi de suoi amori) cantava il Dove senza me dolce mia víta. Il Nolano ripigliava: Il Saracin dolente, o femenil ingegno”. – Giordano Bruno, La Cena delle Ceneri.
Giordano Bruno nelle opere di John Florio
Il ritratto che John Florio dipinge di Giordano Bruno è senza dubbio quello di un amico. Nelle sue opere, Giordano Bruno emerge sotto una luce favorevole, come una figura arguta e vivace, capace di lanciare satire pungenti contro i pedanti. John Florio non dimenticò mai Giordano Bruno, nemmeno durante gli anni del lungo processo e il tragico epilogo al rogo. Ad esempio, nel 1603, Florio ricordò il suo vecchio “compagno Nolano”, colui che gli aveva insegnato il valore culturale delle traduzioni.
“’Sì, ma il mio vecchio compagno Nolano mi disse, e insegnò pubblicamente, che da una traduzione tutta la Scienza ebbe la sua origine.” – John Florio, “Al Cortese Lettore”, Saggi di Montaigne, 1603.
Inoltre, nel 1611, egli elencò le opere italiane di Giordano Bruno tra i testi che utilizzò per la composizione del dizionario. Gli studiosi di Bruno, Gentile e Spampanato, hanno entrambi dimostrato il debito di Florio nei confronti degli scritti del filosofo. Molti dei pensieri di Bruno sono indubbiamente presenti nell’opera di Florio Second Fruits. Inoltre, nei suoi due dizionari, John Florio aggiunse molti termini così come parole dialettali napoletane prese dalle opere di Giordano Bruno. 9
William Gryse: l’attacco all’ambasciata francese a John Florio e Giordano Bruno
La vita all’Ambasciata francese non fu sempre priva di difficoltà per Bruno e Florio. Un episodio sfortunato coinvolse un certo William Gryse, un impiegato delle scuderie della Regina, che stava costruendo una casa in Butcher’s Row, la stessa strada che ospitava l’Ambasciata. Gryse, utilizzando un linguaggio altamente offensivo, apostrofò la famiglia dell’ambasciata come “cani francesi, villani e scellerati”. Il giorno successivo, radunò un gruppo di persone, tra cui dieci uomini armati, che si scagliarono contro l’ambasciata, rompendo tutte le finestre e ferendo tre persone. In preda a un intenso odio verso gli stranieri, trascinarono Florio e altre persone fuori dalle loro stanze. Questo episodio drammatico non sfuggì alla memoria di Florio, che lo ricordò nel suo lavoro del 1591 Second Fruits. 10
Lettera di referenza di Michel Castelnau per John Florio
L’ambasciatore Castelnau e Giordano Bruno tornarono in Francia nel 1585. Di conseguenza, l’ambasciatore francese passò al servizio del suo successore, Casteauneuf de l’Aubespine. Prima di lasciare l’Ambasciata, Castelnau scrisse una lettera di referenza in latino per Florio (in copia doppia) il 28 settembre 1585. Lodò John Florio e le sue capacità dimostrate durante i due anni all’Ambasciata francese. Nella lettera “Iohannes Florius” viene descritto come dedito “principalmente all’educazione della nostra figlia Caterina Maria, all’interpretazione delle lingue, e ad altri compiti onorifici residui”, senza ulteriore remunerazione (“caeterisque honorificis administrationibus”).
“Noi, Michel de Castelnau, (..) Con queste parole attestiamo senza dubbio a tutti e a chiunque che il nobile maestro, John Florio, durante il periodo di due anni in cui, al nostro servizio e nella nostra familiarità, si dedicò principalmente all’istruzione della nostra figlia Caterina Maria.
In interpretazione delle lingue, e ad altri compiti onorifici, si comportò in maniera così prudente, sincera e fedele che in nessun modo meritò osservazioni di cattiva soddisfazione.
Ma si è soprattutto dimostrato degno di essere lodato e raccomandato da me e da tutti i membri della mia famiglia. Pertanto, prometto che né io né la mia famiglia mancheremo mai, per l’autorità di tutti, di dare prova, in futuro, a favore suo o per lui, se necessario. Abbiamo approvato le parole sopra riportate, firmate di nostra mano come garanzia di quanto sopra, e con il consueto sigillo. 28 settembre 1585, Castelnau.”
L’offerta di John Florio
La lettera di referenza fu scritta in latino dallo stesso Florio, con l’approvazione e la sottoscrizione dell’ambasciatore francese. In essa, Iohannes Florius sottolineò innanzitutto di essersi dedicato principalmente all’educazione della figlia dell’ambasciatore, Katherine Marie. Inoltre, evidenziò altri incarichi onorifici, svolti “honoris causa”, a titolo di onore. È chiaro che la remunerazione per i compiti principali includeva anche numerosi servizi utili al patrono. In sostanza, Florio presentò un’offerta allettante che combinava compiti retribuiti con altri servizi aggiuntivi non pagati.
Iohannes Florius si rivelò così un autentico “uomo di marketing” ante litteram, mirato a ottenere una posizione di prestigio, puntando a un avanzamento sociale meritato. John, infatti, cercava un impiego dignitoso presso un aristocratico e, per ottenerlo, esplicitò la sua disponibilità a ricambiare con il suo lavoro di educatore/traslatore e con altri incarichi minori. Servizi che aveva già svolto all’Ambasciata francese e che avrebbero trovato ulteriore valorizzazione quando, successivamente, divenne tutore di Henry Wriothesley e fu coinvolto nel caso Danvers. Il suo “modus operandi”, tuttavia, lo espose inevitabilmente a critiche e attacchi da parte dei suoi contemporanei più avanti nella vita.
Partenza di Castelnau: pirati
Nel mese di ottobre del 1585 Michel de Castelnau con la sua famiglia e Giordano Bruno lasciarono Londra. Durante il viaggio di ritorno, la sfortuna colpì i viaggiatori. Infatti, la nave contenente tutte le loro cose, che li aveva preceduti, incontrò dei pirati nel canale. Si pensò che i pirati si fossero diretti verso l’Inghilterra o verso Flushing. Di conseguenza, Castelnau inviò Ribot, il suo servitore, di ritorno in Inghilterra, sperando di recuperare parte della sua proprietà. Florio fu l’uomo incaricato di gestire questo problema. Successivamente, ricevette una lettera in cui Castelnau gli chiedeva di accompagnare il suo servitore Ribot a Walsingham. Dopo, alcune delle sue proprietà furono recuperate.
Lettera di ringraziamento di Castelnau a John Florio
Un mese dopo la sua partenza, Castelnau scrisse a Florio per “assicurarvi che io sono vostro buon amico”. In particolare, l’ambasciatore francese chiese a Florio di incontrare diverse figure aristocratiche, con l’intento di ringraziarle umilmente per tutti i favori che gli avevano concesso. 11 Nulla avrebbe potuto essere più prezioso per Florio di queste opportunità di farsi conoscere dai grandi della società. Nella lettera, infatti, si legge che ebbe la possibilità di incontrare personaggi di spicco, come la Contessa di Oxford, Walsingham, Walter Raleigh e la Contessa di Sussex. Questa lettera si rivelò fondamentale per la carriera di Florio, dimostrando come fosse diventato sempre più intimamente legato al tessuto sociale e aristocratico di Londra. 12
Florio non smetterà di lavorare all’Ambasciata francese dopo il 1585. Ad esempio, è provato che nel 1606 Florio stava ancora svolgendo lavori di segreteria presso l’Ambasciata francese. 13Florio divenne praticamente un’istituzione con un proprio ufficio. Dopo la partenza di Castelnau e Bruno, egli si era ufficialmente inserito nei circoli sociali, letterari e aristocratici di Londra. Successivamente, Lord Burghley incaricò Florio di intraprendere una nuova esperienza con Henry Wriothesley, Terzo Conte di Southampton.
Bibliografia
- Bruno, G., De La Causa, Principio et Uno, QEM Classic, Dialogo IV.
- Bruno, G., La Cena delle Ceneri.
- Bruno, G., Un’autobiografia, a cura di Michele Ciliberto, Castelvecchi, 2017.
- Calendar of State Papers Domestic: James I, 1603-1610, agosto-novembre, 1606.
- Calendar of State Papers Foreign, 1583-’86.
- Calendar of State Papers, Foreign Series, 1585-1586.
- Florio, John, A Worlde of Wordes, 1598.
- Franzero, C. M., John Florio a Londra ai tempi di Shakespeare, 1969.
- Herbert, S. G., The Scottish Queen, New York, Farrar and Rinehart, 1932.
- Spampanato, V., Giovanni Florio, Un amico del Bruno in Inghilterra, La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia, diretta da B. Croce, 21, 1923; 22, 1924.
- Yates, F. A., John Florio at the French Embassy, The Modern Language Review, Vol. 24, No. 1 (Gen., 1929), pp. 16-36.
- Yates, F. A., John Florio: The Life of an Italian in Shakespeare’s England, Cambridge University Press, 1934.
Note
- Calendar of State Papers, Foreign Series, 1585 – 1586.
- Herbert, S. G., The Scottish Queen, New York, Farrar and Rinehart, 1932, p. 448.
- John Florio, ‘To the Reader’, *A Worlde of Wordes*, 1598.
- Yates, F. A., John Florio The Life of an Italian in Shakespeare’s England, 1934, Cambridge At The University Press, p. 82.
- Franzero, C. M., John Florio a Londra ai tempi di Shakespeare, 1969, p. 80
- Bruno, G., Un’autobiografia, a cura di Michele Ciliberto, Castelvecchi, 2017, p. 79
- John Bossy, ad esempio, in Giordano Bruno and the Embassy Affair descrive, con deduzioni bizzarre, Bruno come una “spia diabolica”.
- Calendar of State Papers Foreign, 1583-’86, p. 175.
- Spampanato, V., Giovanni Florio, Un amico del Bruno in Inghilterra, La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce, 21, 1923; 22, 1924.
- Yates, F., John Florio At the French Embassy, The Modern Language Review, Vol. 24, No. 1 (Gen., 1929), pp. 16-36.
- 30 novembre 1585, M. De Castelnau
- Yates, F. A. John Florio at the French Embassy, cit., p. 26.
- Calendar of State Papers Domestic: James I, 1603-1610, agosto-novembre, 1606, 8 settembre. Canterbury, “Alex. Fougli (?) a Giovanni Florio. Ha ricevuto la lettera tradotta, di cui approva. Si scusa per disturbarlo, ma desidera che aggiunga un dato postscriptum alla lettera. Italiano.”